Composta nel 1917 questa commedia, il cui titolo originale è
A birritta cu’ i ciancianeddi, tratta la storia di Ciampa,
un umile scrivano di una ricca famiglia siciliana, il quale tradito
dalla moglie riesce a salvare la faccia con un brillante escamotage.
La singolarità della rappresentazione sta proprio nella figura
di Ciampa, in questo personaggio inizialmente quasi liminale che
poi, con la forza della sua riflessione paradossale e deformante,
impugna le fila della vicenda riuscendo a garantirsi la salvezza.
Infatti nella società borghese siciliana fondata sull’esteriorità
e sull’apparenza e in cui ciascuno è tenuto a “recitare”
la sua parte ciò che conta davvero è salvare la forma
che in questo caso coincide più che altrove con il mantenimento
del rispetto pubblico. “Pupo io, pupo lei, pupi tutti!”
esplicita il ‘modesto’ scrivano rivolgendosi a Fì
– Fì e rendendoci consapevoli degli obbblighi, delle
maschere, delle falsità che inevitabilmente caratterizzano
i rapporti sociali.
Verità, pazzia, menzogna, gelosia, urgenza di apparente rispettabilità
si intrecciano in questa brillante commedia offrendo al pubblico
uno spaccato da cui osservare specularmente la realtà tutta
e, a chi ha i sensi fini, reinterpretarla.
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