L’Accademia nel castello

I castelli, oggi, sono icone non solo della storia ma anche del patrimonio artistico di un territorio: le loro affascinanti decorazioni offrono un altro piano di lettura, oltre a quello delle dinastie, dei conflitti, delle lotte di potere. Proprio nel centro di Carrara, però, è possibile imbattersi in un castello in cui l’arte non è solo un’eco del passato. Un castello in cui prende forma addirittura l’arte del futuro.

Ingresso dell'Accademia delle Belle Arti

Si tratta dell’Accademia di Belle Arti della città toscana, che sorge proprio in un’antica fortificazione appartenuta un tempo alla dinastia dei Medici. Il castello è insolitamente collocato in un centro urbano, anziché su un’altura come altri edifici simili della Lunigiana. È conosciuto con il nome di Palazzo Cybo - Malaspina, poiché in esso coesistono una parte fortificata e un’area signorile, costruita successivamente. Una combinazione di elementi che ritroviamo anche nel castello Malaspina di Massa. Quali vicende hanno portato alla sua edificazione? Originariamente, al suo posto sorgeva una fortificazione appartenente all’antico popolo dei Longobardi, che dominò una parte significativa del territorio toscano. Su tale base venne costruito nel ‘200 il castello malaspiniano. Nel ‘500, invece, si ebbe l’edificazione della parte rinascimentale. Un tratto che accomuna l’Accademia al castello Malaspina di Massa, anch’esso caratterizzato da un elemento militare e da uno “residenziale” nato tra ‘400 e ‘500. Con l’avvento del Rinascimento, infatti, alle esigenze puramente belliche e difensive si affiancò un’idea nuova di civiltà, che diede origine a palazzi riccamente decorati. Quando è nata l’Accademia? La sua fondazione risale al lontano 1769, grazie alla volontà di una nobildonna dal matrimonio infelice che riversò il suo ingegno e le sue energie nel governo della città. Maria Teresa Cybo-Malaspina (1725-1790), duchessa sovrana di Massa e principessa di Carrara, fin da giovanissima dovette abituarsi alla prospettiva di un matrimonio d’interesse, con il quale i suoi familiari intendevano legarsi a un’altra dinastia.. Era una bambina quando fu promessa sposa al principe Eugenio Giovanni Francesco di Savoia-Soissons, cadetto dei Savoia allora ventenne. Il futuro marito morì però di sifilide poco tempo dopo l’accordo prematrimoniale tra le due famiglie. Si decise così che Maria Teresa avrebbe sposato Ercole Rinaldo III d’Este, quattordicenne figlio del duca di Modena e Reggio. Questo matrimonio, contratto per ragioni di convenienza nel disinteresse dei due sposi, non sarà affatto felice nonostante la nascita di due figli. Ercole Rinaldo tradirà ripetutamente la moglie che, pur costretta a risiedere a Modena, tornerà ogni estate in Toscana per amministrare i territori della sua famiglia.

Maria Teresa Cybo

Nonostante l’infelicità della sua vita privata, Maria Teresa Cybo-Malaspina riuscì a dedicarsi al governo con intelligenza, lungimiranza e tenacia. Tra i suoi meriti si annoverano la costruzione di un ospedale a Massa, alcune importanti riforme dell’economia locale e, appunto, l’istituzione dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Gli elementi di interesse di questo edificio non si limitano alle strutture medievali e rinascimentali, ma proseguono all’interno. Ad esempio, dal primo cortiletto e dal primo piano si ammirano bassorilievi in gesso realizzati dagli allievi dell’Accademia nell’800. Nel cortile quattrocentesco ci si imbatte in altre interessanti decorazioni e opere marmoree. L’Accademia raccoglie anche un’importante collezione archeologica, con reperti come un’edicola romana trovata presso le cave di Fantiscritti sulla quale Michelangelo, Giambologna e Canova incisero i loro nomi. Altri elementi di sicuro interesse sono, tra gli altri, una statuina proveniente dagli scavi di Luni, un busto marmoreo di Carlo Cybo-Malaspina e una Minerva. La Biblioteca custodisce inoltre un patrimonio di notevole interesse bibliografico (tra i volumi, l’Encyclopédie di Diderot e D’Alambert) e artistico: la storia dell’arte tocca in questa sezione il ‘900, con opere di Ugo Guidi, Corrado Vigni, Arturo Dazzi, Giorgio Salvi e Renato Lucchetti. Insomma, un’istituzione che raccoglie varie sfumature dell’arte: dal passato remoto al futuro ancora da scrivere. La volontà della principessa continua a essere esaudita, dopo tanto tempo dalla sua scomparsa: dare vita a un’oasi d’arte in città.

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