Il castello dell’Aquila: già dal nome, questa antica fortificazione evoca alture impervie dalle quali controllare con lo sguardo il territorio sottostante.
In realtà non è situato a un’altitudine considerevole, ma si trova comunque in una posizione strategica, come molti altri castelli del territorio lunigianese.
Domina infatti il borgo medievale di Gragnola, frazione di Fivizzano (Massa Carrara), 210 metri sul livello del mare.
Non si hanno dati certi per ipotizzare quando sia stato costruito (forse nel X secolo), ma nella sua struttura osserviamo elementi risalenti al XIII e al XIV secolo, quando divenne sede del ramo della famiglia Malaspina detto appunto “dell’Aquila”.
Vi risiedette anche Spinetta Malaspina, condottiero che si scontrò più volte con il duca di Lucca Castruccio Castracani. Quest’ultimo, infatti, noto per le sue razzie e le sue brame espansionistiche, attaccò ripetutamente i territori della Lunigiana, conquistando alcuni feudi. Spinetta Malaspina, con l’aiuto di un altro famoso condottiero, Cangrande Della Scala, riuscì a riconquistare le sue terre ma lo scontro con Castracani si concluse solo alla morte di quest’ultimo.
Fin qui, abbiamo affrontato cronache storiche piuttosto comuni nelle vicende dei castelli della zona: il Medioevo era un periodo di lotte di potere. Singole città o piccoli feudi rappresentavano una sorta di Stati in miniatura, pronti allo scontro anche solo per la delimitazione di un confine.
A contraddistinguere questo castello, però, interviene un mistero tuttora irrisolto.
Un vero giallo medievale, che dà adito alle più svariate congetture: il mistero del cavaliere di Gragnola.
Attualmente proprietà privata (ma visitabile su prenotazione), il castello dell’Aquila è stato oggetto di importanti lavori di restauro durati circa dieci anni.
Tali operazioni hanno visto intervenire anche alcuni archeologi, che si sono imbattuti in un ritrovamento sorprendente: uno scheletro, presumibilmente appartenuto a un cavaliere del XIV secolo.
A sostenere questa ipotesi, la consunzione del femore dovuta all’atto di cavalcare a lungo, la prova del carbonio 14 nonché tracce di stivali e di una fibbia bronzea.
Un elemento dello scheletro crea però il vero enigma sul misterioso personaggio.
A ucciderlo sarebbe stata una freccia di balestra, che lo avrebbe colpito alla testa.
In quali circostante è morto, quindi, il cavaliere senza nome?
Secondo un’ipotesi, sarebbe giunto al castello da lontano, in qualità di messaggero.
Una ricostruzione che non fa che infittire il mistero attorno al delitto medievale. Perché colpire un messaggero?
Nel castello è presente un calco dello scheletro, attualmente studiato da ben tre università.
La visita alla fortificazione è comunque ricca di suggestioni, a prescindere dal “cold case” medievale: colpiscono le antiche architetture, con le mura adeguate nel tempo all’uso di armi da fuoco, il pozzo, il caminetto cinquecentesco e gli oltre trenta ettari di bosco circostante.